Aprire la Partita IVA con Naspi, Reddito Cittadinanza e CIG

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Come apro la Partita IVA con la Naspi?

Chi percepisce l’indennità di disoccupazione – ossia l’attuale Naspi – può aprire la Partita IVA, seguendo la procedura per i professionisti o per le ditte individuali, senza che ciò comporti l’immediato stop del sussidio.

Allo stesso modo, chi è già titolare di una Partita IVA può richiedere la Naspi in caso di cessazione di un lavoro subordinato.

Vogliamo, comunque, sottolineare due regole fondamentali:

  1. Se si svolge un’attività lavorativa autonoma, la Naspi spetta a condizione che il reddito lordo annuo – presunto – non sia superiore a 4.800 euro. Per non perdere il diritto all’indennità, il reddito annuo presunto deve essere comunicato, anche se pari a “zero”, o entro 30 giorni dall’invio della domanda (per le attività preesistenti), o entro 30 giorni dall’avvio (per le nuove attività). La comunicazione andrà ripetuta ogni anno per tutta la durata della Naspi (ovvero per l’intero periodo di erogazione dell’assegno mensile). Inoltre, se il reddito comunicato è compreso tra 1 e 4.800 euro, l’importo erogato subisce una riduzione pari all’80%. Se, invece, è superiore a 4.800 euro lordi, allora decade il diritto all’indennità di disoccupazione.
  2. Come incentivo all’autoimprenditorialità, la legge consente, a chi desidera aprire la Partita IVA per iniziare a lavorare in proprio e risulta già percettore della Naspi, di richiedere la liquidazione anticipata delle mensilità restanti. In questo caso, bisognerà presentare domanda online entro 30 giorni dall’inizio dell’attività autonoma, dell’impresa individuale o dalla sottoscrizione di una quota di capitale sociale di una cooperativa. 

L’anticipo Naspi, per la precisione, può essere fruito anche da coloro che già risultano titolari di una Partita IVA e, contemporaneamente, maturano i requisiti per accedere all’indennizzo di disoccupazione. 

Richiedere la liquidazione anticipata è certamente vantaggioso se si dovranno affrontare delle spese per l’avvio (o ampliamento) dell’attività: in tal modo, infatti, si può disporre da subito dell’intera cifra per l’acquisto di attrezzature, per interventi edili, per l’iscrizione a corsi di formazione o per altre esigenze. Tuttavia, questa scelta comporta anche un rischio: se il soggetto viene nuovamente assunto durante il periodo di godimento dell’assegno di disoccupazione, è tenuto a restituire l’intera somma (a meno che il rapporto di lavoro subordinato non sia stato istituito con la stessa cooperativa della quale detiene quote di partecipazione al capitale sociale).

Altri svantaggi dell’anticipo Naspi? Scegliendo questa modalità non è possibile fruire del caricamento dei contributi figurativi Inps, che invece spettano ai soggetti che optano per l’erogazione mensile, né richiedere gli assegni relativi al nucleo familiare (fino al 31 dicembre 2021).

Partita IVA e Reddito di Cittadinanza: sono compatibili?

Passiamo alla seconda questione del nostro post, ovvero: “come aprire la Partita IVA se si è già percettori del Reddito di Cittadinanza?”. 

A tal proposito, comunque, ricordiamo che anche i lavoratori autonomi – come ribadito dalla stessa guida Inps – possono accedere al sussidio, il cui importo verrà modulato sulla base del numero di persone che compongono il nucleo familiare, dei redditi da questi percepiti e dell’ISEE. 

Viceversa, chi riceve il RdC può aprire la Partita IVA per lavorare come freelance, ma è tenuto:

  1. a compilare online il modulo RDC (ridotto o esteso a seconda del caso) sul portale del Ministero, specificando di aver aperto la P. IVA e indicando il reddito presunto del trimestre di riferimento (se la domanda di RdC è stata presentata in maniera autonoma);
  2. a rivolgersi al CAF, affinché presenti il modulo di cui sopra, riportando le medesime informazioni (se la domanda di RdC è stata inoltrata tramite CAF).

In seguito, i navigator inoltreranno i dati all’INPS, che a sua volta effettuerà le valutazioni del caso e, eventualmente, rimodulerà l’importo da erogare. 

A partire da questo momento, il percettore è tenuto a comunicare, con frequenza trimestrale, la redditività della Partita IVA (entro il 16 del mese successivo al trimestre di riferimento). Ricordiamo, infatti, che è prevista la decadenza del Reddito di Cittadinanza per coloro che non comunicano l’eventuale variazione della condizione occupazionale e/o della redditività. 

Come apro Partita IVA in Cassa Integrazione?

L’ultimo caso di cui vogliamo parlare è quello dei lavoratori che, a causa di problematiche aziendali o eventi esterni, si trovano in cassa integrazione e, quindi, percepiscono mensilmente una certa somma come ammortizzatore.

L’aspetto che ci interessa, a tal proposito, è il seguente: cosa accade ad un lavoratore in CIG che decide di aprire la Partita IVA? Ha ancora diritto a ricevere questo ammortizzatore sociale?

Vediamo, quindi, cosa dice la normativa riguardo alla compatibilità tra CIG e lavoro autonomo.

Ad oggi, di per sé, non esiste alcun conflitto tra cassa integrazione (ordinaria, straordinaria o in deroga) ed apertura della Partita IVA. Difatti, nonostante la CIG non comporti la cessazione del rapporto di lavoro, ma si configuri più come una “pausa involontaria”, il percettore può comunque avviare un’attività autonoma senza perdere il diritto.

Tuttavia, i lavoratori in cassa integrazione che intendono aprire la Partita IVA sono tenuti a svolgere i due seguenti adempimenti:

  1. Presentare istanza di pre-fattibilità: passaggio da effettuare in autonomia, utilizzando il portale MyInps.
  2. Rivolgersi al consulente del lavoro dell’azienda presso la quale si è assunti, affinché comunichi regolarmente ad Inps i redditi derivanti dalla nuova attività autonoma. 

Infatti, similmente alla Naspi e al Reddito di Cittadinanza, anche la CIG può essere rimodulata tenendo conto del reddito prodotto dal freelance.

Ricordiamo, in ultimo, che un soggetto titolare di Partita IVA può accedere alla cassa integrazione solamente se, negli scorsi mesi, aveva intrapreso un rapporto di lavoro subordinato con un ente, un’azienda, ecc., oggi temporaneamente sospeso o ridotto in quanto ad orari e stipendio, mentre ciò non è previsto per i contratti di collaborazione esterna.

Come faccio ad aprire la Partita IVA senza stress?

Subire un licenziamento senza alcuna colpa o trovarsi in cassa integrazione è indubbiamente una situazione spiacevole. Non si tratta soltanto di una questione economica – sebbene abbia anch’essa il suo peso! – quanto più di un repentino cambio di abitudini che, a seconda dei casi, può dare luogo a stress e preoccupazioni.

Attenzione, però: a guardare unicamente il lato negativo, spesso non ci si accorge delle opportunità che ogni evento porta con sé. Un rapporto di lavoro che si conclude, infatti, può essere l’occasione giusta per tentare nuove strade, confrontandosi con qualcosa di diverso e più stimolante: inviare il curriculum ad un’azienda di prestigio, oppure aprire Partita IVA e dedicarsi ad un’attività che rispecchi e valorizzi le proprie competenze.

Come procedere burocraticamente se si vuole aprire la Partita IVA?

Con Fiscozen al tuo fianco non dovrai preoccuparti di alcunché: riceverai assistenza per svolgere tutti gli adempimenti previsti dalla normativa, scegliere correttamente il Codice ATECO e valutare la possibilità di accesso al regime forfettario e, in particolar modo, alla cosiddetta “aliquota start-up“, che ti consentirebbe di pagare una quota minima – ossia il 5% – di imposte durante i primi cinque anni e di passare al 15% fisso solo dal sesto anno.

Inoltre, se intendi avviare un’attività come libero professionista, puoi aprire la Partita IVA a costo zero, mentre la tariffa per gli artigiani e le attività commerciali è di 200 euro + IVA, comprensivi dei costi di:

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