Cosa comporta essere lavoratore autonomo?
Gestire un’attività di lavoro autonomo equivale ad essere responsabili della fiscalità: a differenza di un impiegato, infatti, il libero professionista (o l’imprenditore) è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi ed a provvedere al pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali, oltre che al disbrigo degli adempimenti richiesti.
Devi sapere inoltre che, pur appartenendo alla medesima “macro-categoria”, i lavoratori autonomi non sono tutti uguali – almeno da un punto di vista fiscale. A seconda del tipo di attività esercitata – ossia se in essa prevale l’elemento intellettuale, manuale o commerciale – la legislazione prevede un apposito inquadramento, che a sua volta determina diverse procedure per l’apertura e per la futura gestione della Partita IVA.
Un punto su cui, ancora oggi, vige una certa confusione riguarda invece l’uso della prestazione occasionale, considerata erroneamente un “terzo inquadramento” o una sorta di “alternativa” alla Partita IVA. Sappiamo, tuttavia, che non è così: questo strumento può essere adoperato legalmente soltanto per brevi periodi ed in presenza di requisiti piuttosto stringenti. Pertanto, se ti stai chiedendo se convenga di più la prestazione occasionale o il regime forfettario, ecco alcune cose da sapere per operare correttamente!
Cos’è la prestazione occasionale?
Capita spesso di leggere online che è possibile lavorare in proprio senza Partita IVA e, quindi, senza emettere regolare fattura. Si tratta di una menzogna? Ebbene sì, e adesso ti spieghiamo per quale motivo.
Rifacendoci all’articolo 2222 del Codice Civile possiamo definire lavoratore autonomo occasionale “chi si obbliga a compiere, dietro corrispettivo, un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio, senza vincoli di subordinazione, né di potere di coordinamento del committente ed in via del tutto occasionale”.
Questo significa che la prestazione occasionale può essere utilizzata soltanto da coloro che “occasionalmente” esercitano un’attività lavorativa, ma non qualora essa venga svolta in maniera regolare e continuativa.
Ma come funziona, concretamente, la prestazione occasionale?
Innanzitutto, è importante conoscere le sue limitazioni: difatti, l’utilizzo è consentito solo per collaborazioni di breve durata – massimo 30 giorni per anno solare per ciascun committente – e non ripetute nel tempo.
Inoltre, chi adotta questo strumento è tenuto a versare il 20% del suo compenso per la ritenuta d’acconto. Dunque, su un ipotetico incasso di 1.000 euro, l’effettivo guadagno del lavoratore si riduce a 800 euro, mentre la ritenuta d’acconto corrisponde a 200 euro. Tale somma viene trattenuta direttamente dal committente (se questi è un sostituto d’imposta – ovvero un professionista, un’impresa, un ente pubblico – con sede in Italia), che ha l’onere di versarla all’erario tramite modello F24, entro il 16 del mese successivo alla data della ricevuta, sulla quale va anche apposta una marca da bollo dal valore di 2 euro, se l’importo è superiore a 77,47 euro.
In ultimo, chi utilizza la prestazione occasionale non risulta automaticamente esonerato dalla presentazione della dichiarazione dei redditi, né dal pagamento dei contributi previdenziali. Questa agevolazione, infatti, riguarda solamente i soggetti che producono redditi inferiori, rispettivamente, a 4.800 euro ed a 5.000 euro lordi.
Prestazione occasionale o regime forfettario?
Esaminate le caratteristiche del lavoro autonomo occasionale e le sue limitazioni, possiamo intuire che la questione “prestazione occasionale o regime forfettario” non si gioca sul piano della convenienza.
A contare, infatti, sono aspetti di natura diversa, come la durata complessiva della collaborazione e la sua episodicità, ovvero il fatto che si ripeta o meno con frequenza regolare: un incarico “straordinario” che ti impegna per tre settimane è ritenuto accettabile, mentre un lavoro che si svolge ogni primo week-end del mese no.
Tornando, quindi, al “nostro” interrogativo: prestazione occasionale o regime forfettario?
Se davvero hai intenzione di avviare un’attività come libero professionista, un laboratorio artigianale o una piccola impresa, allora dovrai abbandonare l’idea del lavoro autonomo occasionale e, al momento giusto, deciderti ad aprire la Partita IVA per metterti in regola in ottica sia fiscale che contributiva.
Se, invece, non ambisci a diventare un “freelancer”, per cui consideri eventuali collaborazioni come “lavoretti a termine” o come una breve parentesi tra un impiego e l’altro, puoi continuare ad avvalerti della prestazione occasionale, pur rimanendo sempre entro i limiti (temporali, economici, ecc.) dettati dalla normativa.
Essere freelance: quanto costa la Partita IVA?
Hai deciso di intraprendere la strada della libera professione o di creare un nuovo business a tempo pieno? L’apertura della Partita IVA sarà per te un passaggio inevitabile. Tranquillo, però: non servono cifre esagerate!
Anzi, la questione “prestazione occasionale o regime forfettario” potrebbe giungere ad un esito non previsto, in quanto dalla scelta di aprire Partita IVA derivano svariati elementi, spesso sottovalutati, di vantaggio.
Quali? Innanzitutto, in qualità di freelancer, hai la possibilità di pubblicizzare la tua attività attraverso un sito Internet, sui social media e con tutti gli strumenti a tua disposizione. Puoi collaborare con lo stesso committente per tutto il tempo necessario, anche per mesi o addirittura anni, senza alcuna restrizione. Non devi più preoccuparti dei compensi che ricevi, in quanto l’attuale limite, per i forfettari, è fissato a 65.000 euro.
E, soprattutto, puoi versare i contributi previdenziali alla Gestione Separata INPS o alla tua Cassa di riferimento (ove prevista), senza sprecare periodi di lavoro, in modo da accumulare una somma che ti permetta di ricevere una buona pensione. Le tasse, in parallelo, si riducono sensibilmente: dal 20% del compenso, infatti, si passa ad un 5% per i primi cinque anni (se rientri nei criteri per l’aliquota start-up) e, dal sesto, al 15%, da calcolare sul reddito imponibile (ossia su una “fetta” del fatturato lordo, che varia dal 40%, al 67% o al 78% in base al Codice ATECO in uso, dalla quale vanno dedotti anche i contributi previdenziali versati nello stesso anno).
Infine, se sei ancora in dubbio riguardo alla scelta “prestazione occasionale o regime forfettario?” o se desideri assistenza per aprire Partita IVA ed iniziare quanto prima a fatturare, puoi rivolgerti a Fiscozen per un consulto gratuito. Basta riempire il modulo sottostante per prenotare una “call di valutazione” con un esperto che esaminerà la tua situazione e ti aiuterà a prendere la decisione più corretta!