Regime forfettario: quali requisiti devo avere per accedere?
Per chi ancora non lo sapesse, esistono due opzioni per i titolari di Partita IVA: il regime fiscale ordinario e il regime forfettario, un regime fiscale agevolato, che si pone sulla stessa scia del vecchio regime dei minimi.
Il regime forfettario – del quale abbiamo più volte parlato – prevede, infatti, il versamento di un’unica imposta sostitutiva con aliquota fissa al 15%, che si riduce al 5% per i primi 5 anni di attività, al posto di IRPEF, IRAP, ecc..
Oltre ad una sensibile riduzione delle imposte, il regime forfettario offre una serie di agevolazioni, tra cui:
- esenzione IVA;
- esonero da esterometro, studi di settore, ecc.;
- esonero dall’uso della firma digitale;
- contabilità semplificata (ad es. non occorre registrare fatture e corrispettivi) e via di seguito.
Il funzionamento del regime forfettario è peculiare: sia le imposte che le spese detraibili dal reddito si calcolano, infatti, in maniera forfettaria, sulla base di percentuali fisse, stabilite a seconda del proprio Codice ATECO.
In altre parole, non dovrai calcolare le tasse sull’intero reddito annuale, bensì sul cosiddetto reddito imponibile, che consiste nel reddito lordo, decurtato di una quota forfettaria in base al tipo di attività economica svolta: ad esempio, i commercianti detraggono il 60% per le spese; per i professionisti, invece, la percentuale è del 22%.
Regime forfettario: requisiti e cause di esclusione
Il regime forfettario è destinato ai titolari di Partita IVA (ditte individuali, artigiani e professionisti) con reddito non superiore agli 85.000 euro. Rispetto all’anno 2018, dunque, il tetto massimo sale da 30.000 a 85.000 euro.
Oltre a ciò, i cosiddetti “forfettari” sono tenuti a rispettare alcuni requisiti di accesso e permanenza al regime, ossia:
- residenza in Italia (o in un Paese che abbia stretto accordi tali da consentire lo scambio di informazioni);
- obbligo di produrre almeno il 75% del fatturato su territorio italiano;
- non avvalersi di regimi speciali IVA o di determinazione forfettaria del reddito.
Per coloro che si apprestano ad aprire la Partita IVA, poi, occorre non aver svolto attività professionali, d’arte o di impresa nei tre anni precedenti; la nuova attività, inoltre, non può essere una mera prosecuzione della precedente.
Rispetto all’anno precedente, inoltre, vengono meno i requisiti relativi all’acquisto di beni strumentali e al pagamento di collaboratori e/o dipendenti. Tuttavia, la nuova normativa introduce, tra le cause di esclusione:
- il possesso di quote di partecipazione a:
- società di persone;
- associazioni;
- imprese familiari;
- il possesso di quote di partecipazione a S.r.l.:
- sulle quali il contribuente esercita una forma di controllo diretto o indiretto;
- che svolgono attività analoghe o riconducibili a quelle effettuate con la Partita IVA.
Se intendi approfondire questo argomento, ti rimandiamo a questo precedente articolo (regime forfettario e srl).
Uscita dal regime forfettario: quali sono le cause?
Vediamo, adesso, cosa accade nel caso di uscita da regime forfettario.
Le cause di fuoriuscita sono principalmente quattro:
- Per scelta del contribuente, che decide di passare al regime ordinario.
- Per il superamento del limite di ricavi (ovvero degli 85.000 euro di fatturato annuo).
- Per il verificarsi di una causa di esclusione (ad es. l’acquisto di quote di partecipazione a una Srl).
- Per il venir meno di uno dei requisiti (ad es. spostamento della residenza in un altro Stato).
Come si esce dal regime forfettario?
Se il contribuente con Partita IVA forfettaria si rende conto in ritardo di aver superato la soglia limite dei 85.000 euro come deve comportarsi?
Dipende dal totale dei suoi incassi, se superano:
- 85.000€: sarà escluso dal regime forfettario a partire dall’anno successivo
- 100.000€: sarà escluso dal regime forfettario nell’anno corrente e, dal momento in cui supera la soglia, le nuove fatture che emetterà dovranno riportare l’IVA che dovrà far pagare ai suoi clienti e versare allo stato per conto loro e, alla fine dell’anno, dovrà pagare l’IRPEF su tutto l’incasso dell’anno
Cosa cambia dopo l’uscita da regime forfettario?
Gli “ex forfettari” passati al regime ordinario, a partire dall’anno successivo, perdono le agevolazioni offerte dal regime forfettario. Pertanto, saranno tenuti a rispettare i seguenti adempimenti:
- tassazione ordinaria IRPEF (più IRAP, addizionali, ecc.), al posto dell’aliquota al 15% o al 5%;
- calcolo IVA su beni e servizi (con aliquota al 4%, al 10% o al 22%, in base al tipo di operazione);
- tenuta della contabilità
Come evito l’uscita da regime forfettario?
L’uscita da regime forfettario può costituire un problema per parecchi contribuenti. Di frequente, infatti, ci viene chiesto come evitare di incappare in questa fattispecie. Purtroppo, però, non esistono trucchi: l’unico modo per rimanere nel regime forfettario è monitorare il fatturato, al fine di non superare la soglia massima consentita.
Per chi svolge un’attività, tuttavia, tenere d’occhio fatture e incassi non è semplice. Come ovviare a questo problema? Una buona soluzione è utilizzare una piattaforma digitale per la gestione della Partita IVA, come Fiscozen!
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In tal modo, potrai sapere, mese dopo mese, a quanto ammonta il tuo reddito e, eventualmente, “stoppare” la tua attività, se in procinto di superare la soglia degli 85.000 euro. Oltre a ciò, questa funzione di consente di calcolare anticipatamente imposte e contributi previdenziali: potrai, dunque, valutare le tue prossime spese.
Se hai intenzione di metterti in proprio o se sei già titolare di Partita IVA e temi di superare il limite di 85.o00 euro, compila il form sottostante: un consulente Fiscozen ti contatterà quanto prima per consigliarti su cosa fare!