Contribuzione volontaria: cos’è?
Come anticipato, per contribuzione volontaria si intende un contributo “extra”, generalmente calcolato tramite un’aliquota “maggiorata” a scelta del lavoratore (fino ad un massimo stabilito dalle singole Casse) e versato con l’obiettivo di aumentare la pensione o di coprire eventuali periodi di inattività prolungata.
Sono diverse le Casse Previdenziali che consentono, ai propri iscritti, di versare contributi volontari: tra queste, troviamo la Cassa Forense (cui fanno capo gli avvocati), la Fondazione Enpam (cui fanno riferimento medici e odontoiatri), ma anche Enpap ed Enpapi (enti riservati, rispettivamente, a psicologi ed infermieri), ecc..
Anche l’INPS prevede uno strumento chiamato contribuzione volontaria, che però può essere adottato solamente in caso di interruzione o cessazione dell’attività lavorativa. Al contrario, né i liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata, né le ditte individuali iscritte alla Gestione Commercianti e Artigiani possono scegliere di incrementare le proprie aliquote e/o versare importi maggiori rispetto a quelli dovuti.
Ad ogni modo, iniziamo il nostro approfondimento sulle differenti tipologie di contributi previdenziali extra, partendo proprio dalla contribuzione modulare volontaria prevista dalla Cassa Forense.
Contribuzione modulare volontaria – Cassa Forense
Per chi non lo sapesse, la Cassa Forense è l’ente nazionale deputato alla gestione della previdenza ed assistenza sociale per gli avvocati abilitati, ossia regolarmente iscritti all’Albo provinciale. Costoro, oltre ai contributi previdenziali obbligatori (dei quali abbiamo parlato qui), possono versare facoltativamente anche un contributo soggettivo modulare “extra”, che quindi si somma agli importi dovuti di norma.
Dunque, come funziona la contribuzione modulare volontaria per gli avvocati?
Secondo quanto stabilito dalla Cassa Forense, gli iscritti possono richiedere, volontariamente, di versare il cosiddetto contributo soggettivo modulare, ovvero una quota aggiuntiva finalizzata ad aumentare la pensione.
È il professionista a scegliere la misura percentuale di tale contributo “aggiuntivo”, che dovrà essere compresa tra l’1% e il 10% del reddito netto dichiarato ai fini Irpef. La richiesta va inoltrata in sede di compilazione del mod.5, ove bisognerà specificare la percentuale desiderata che, in seguito, potrà essere aumentata o diminuita un’unica volta, mediante una comunicazione da effettuare entro il termine ultimo per il pagamento (ovvero il 31 dicembre).
Versamenti aggiuntivi con aliquota modulare – Fondazione Enpam
La contribuzione modulare volontaria non è una prerogativa esclusiva della Cassa Forense, bensì è prevista anche dai regolamenti in vigore presso altri Enti di Previdenza ed Assistenza, tra cui appunto la Fondazione Enpam, alla quale fanno riferimento medici e odontoiatri (sia liberi professionisti, sia dipendenti pubblici/privati).
Anche in questo caso, infatti, è consentito un aumento volontario, sempre in misura percentuale (ma con un massimo di cinque – e non dieci – punti), delle aliquote relative ai contributi previdenziali a proprio carico, che potrà essere richiesto dalle seguenti categorie di lavoratori appartenenti alla Fondazione:
- iscritti con rapporto di convenzione in corso come medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, addetti alla continuità assistenziale e all’emergenza territoriale;
- specialisti esterni accreditati ad personam.
La richiesta di adesione alla contribuzione modulare volontaria va inoltrata, entro il 31 gennaio di ogni anno, a tutte le Asl presso le quali si lavora e resta in vigore fino ad un’eventuale revoca o variazione.
Inoltre, ricordiamo che, per coprire i periodi di inattività, e quindi privi di contribuzione, dovuti ad eventi correlati alla genitorialità (come, ad esempio, gravidanza, adozione, affidamento, interruzione di gravidanza, ecc.), le professioniste iscritte alla Fondazione Enpam possono versare, in seguito, dei contributi volontari, utili sia per raggiungere l’anzianità contributiva, sia per aumentare la pensione.
Inarcassa: contributo soggettivo facoltativo
Un altro ente che prevede, dal 01 gennaio 2013, la contribuzione modulare volontaria è Inarcassa, al quale fanno riferimento sia gli architetti che gli ingegneri.
Grazie al nuovo regolamento, iscritti e pensionati Inarcassa possono scegliere di versare il cosiddetto contributo soggettivo facoltativo, in aggiunta a quello obbligatorio, per ottenere un migliore trattamento pensionistico.
L’importo relativo alla contribuzione modulare volontaria si calcola sulla base di un’aliquota indicata dal soggetto stesso, applicata sul reddito netto professionale e compresa tra 1% e 8,5%.
Anche in questo caso, architetti ed ingegneri interessati alla contribuzione modulare volontaria devono inoltrare la domanda direttamente ad Inarcassa, utilizzando l’apposita sezione online.
Enpap & Enpapi : contributo soggettivo con aliquota maggiorata
La lista degli enti che offrono, ai propri iscritti, l’opportunità di adottare una contribuzione modulare volontaria prosegue con Enpap, la Cassa di riferimento per chi svolge la professione di psicologo.
Anche costoro, infatti, possono incrementare i propri contributi, passando dalla normale aliquota applicata al reddito netto, ossia il 10%, ad una percentuale maggiore (fino ad un tetto pari al 20%).
La quota massima fissata da Enpapi, altro ente che ammette la contribuzione modulare volontaria, tramite adozione di un’aliquota maggiorata da parte degli infermieri iscritti, è pari, invece, al 23%.
Commercianti, artigiani e professionisti “senza cassa”: contributi volontari
La contribuzione volontaria, per i lavoratori autonomi che non sono iscritti ad una Cassa Previdenziale “di categoria”, come quelle menzionate in precedenza, funziona in maniera parzialmente differente.
L’INPS, infatti, non prevede né una contribuzione modulare volontaria, come accade invece in altre Casse, né degli importi “forfettari” da versare facoltativamente per accrescere la pensione.
Dunque, commercianti, artigiani e, previa ammissione da parte dell’Istituto, professionisti “senza cassa” (iscritti, cioè, alla Gestione Separata INPS) possono effettuare dei versamenti su base volontaria, ma soltanto in determinate condizioni, ossia in caso di cessazione o interruzione delle attività lavorative.
Tali contributi volontari, pertanto, sono finalizzati a:
- perfezionare i requisiti di assicurazione/contribuzione richiesti per raggiungere il diritto alla pensione;
- incrementare l’importo del trattamento pensionistico, se i diritti sono stati già perfezionati.
Il calcolo dell’importo, per i lavoratori autonomi (artigiani e commercianti), avviene su base mensile, facendo una media dei redditi da impresa dichiarati ai fini Irpef nei 36 mesi di contribuzione precedenti alla richiesta.
Per maggiori informazioni, puoi cliccare sull’apposita pagina del nuovo portale INPS.
Posso dedurre i contributi volontari?
I contributi previdenziali – obbligatori o di natura volontaria – sono sempre interamente deducibili ai fini fiscali.
Questa regola vale sia per i contribuenti assoggettati al regime fiscale forfettario (nel quale i contributi previdenziali costituiscono l’unica spesa deducibile), sia per coloro che adottano i regimi semplificato e ordinario.
Alla luce di tutto ciò, possiamo comprendere perché alcuni professionisti (e non solo) preferiscono avvalersi della contribuzione modulare volontaria, considerandola un vero e proprio investimento per il futuro.
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