INPS artigiani e commercianti: iscrizione e contributi

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Come avvio un’attività artigianale / commerciale?

Avviare un’attività artigianale o commerciale è un’operazione che, diversamente da quanto previsto per le libere professioni, richiede tempi più lunghi e almeno un piccolo budget iniziale, necessario per affrontare i “costi vivi”, oltre a quelli relativi all’assistenza fiscale da parte di un intermediario.

La procedura da seguire si chiama “ComUnica”: si tratta di una pratica predisposta ed inviata per via telematica ai quattro enti interessati (Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio, INPS e INAIL), che consente di portare a termine tutti i passaggi necessari, accorpandoli in un unico adempimento.

La ComUnica, infatti, svolge contestualmente le seguenti funzioni:

  • Denuncia inizio attività presso Agenzia Entrate e apertura Partita IVA;
  • Iscrizione al Registro Imprese / REA (e, se prevista, all’Albo Artigiani);
  • Iscrizione alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti
  • Iscrizione ad INAIL (se prevista)

Se l’apertura della Partita IVA è in sé gratuita, l’iscrizione alla Camera di Commercio (da cui dipendono Registro Imprese e REA) richiede invece una spesa compresa tra 100 – 150 € per diritti camerali, di segreteria ed imposte.

Per convalidare la consegna della ComUnica, sono necessarie tanto la firma digitale, quanto una casella di posta elettronica certificata (PEC) per lo scambio delle comunicazioni. Inoltre, per le attività che prevedono il possesso di uno o più requisiti, va presentata parallelamente anche la SCIA al Comune.  

Infine – come dicevamo – bisogna considerare il costo dell’assistenza fiscale, per una cifra che, complessivamente, può raggiungere diverse centinaia di euro. Con Fiscozen, invece, puoi saltare la trafila burocratica ed avviare la tua ditta individuale senza stress, al prezzo fisso di 200 € + IVA “all inclusive”.

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INPS Artigiani e Commercianti o Gestione Separata?

Finora abbiamo visto come avviare un’attività artigianale o commerciale, scegliendo la forma giuridica della ditta individuale, mediante la ComUnica: una procedura diversa, a livello di costi e iter burocratico, da quella utilizzata dai freelance (ovvero per le attività inquadrate come libere professioni).

Rimane però un dubbio: come distinguere le attività libero-professionali da quelle artigianali e commerciali?

Come assegnare il giusto inquadramento?

Si tratta di una questione non di poco conto, poiché si ripercuote sulle modalità di apertura della Partita IVA (e di avvio dell’attività in generale) e su altri aspetti di assoluta importanza, come la Cassa Previdenziale di riferimento:

Generalmente, comunque, le attività artigianali si riconoscono per la centralità del lavoro tecnico-manuale svolto, per lo più, in prima persona dal titolare: è il caso del parrucchiere, dell’estetista, del fabbro, del giardiniere, ecc..

Le attività commerciali, invece, si basano sulla vendita di beni e/o servizi, oppure svolgono funzioni ausiliarie alla vendita: oltre ai negozi fisici e digitali, pertanto, troviamo gli agenti di commercio, i procacciatori di affari, gli organizzatori di eventi e figure più “giovani” come influencer e blogger.

Per approfondire il tema dell’inquadramento, puoi leggere questo articolo.

Contributi Artigiani e Commercianti: quanto pagherò?

Gli iscritti alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS versano due tipologie di contributi. La prima è data dai contributi calcolati sul minimale di reddito stabilito dall’INPS (pari a 15.953 €), il cui importo è fisso ed obbligatorio a prescindere dagli incassi effettivamente prodotti nel corso dell’anno. 

In secondo luogo, vi sono i contributi calcolati sull’eccedente del minimale di reddito, dovuti in caso di superamento del minimale INPS di 15.953 € e calcolati soltanto su quella eventuale “porzione” di reddito eccedente. 

Considerate queste premesse, andiamo ad analizzare più nel dettaglio le due tipologie di contributi: a quanto ammontano e chi è tenuto a versarli?

A quanto ammontano i contributi fissi?

I contributi fissi o minimali, come suggerisce la stessa definizione, sono sempre dovuti da tutti gli iscritti alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti, a prescindere dal volume d’affari effettivamente prodotto durante l’anno.

Se il reddito lordo del contribuente è pari o inferiore al cosiddetto “reddito minimale INPS” (ovvero 15.953 euro), questi dovrà provvedere unicamente al versamento dei contributi fissi sul minimale di reddito, il cui importo è pari a:

  • 3.836,16 € per gli artigiani (di cui 3.828,72 IVS + 7,44 maternità);
  • 3.850,52 € per i commercianti (di cui 3.843,08 IVS + 7,44 maternità).

Tali cifre sono il risultato dell’applicazione delle aliquote INPS per artigiani e commercianti relative all’anno 2021 sul minimale di reddito, ovvero:

  • 24% per gli artigiani;
  • 24,09% per i commercianti.

Le aliquote 2021 si riducono rispettivamente a:

  • 22,35% per gli artigiani di età inferiore ai 21 anni;
  • 22,44% per i commercianti di età inferiore ai 21 anni.

Di conseguenza, per gli iscritti under 21 l’importo dei contributi fissi si riduce a:

  • 3.572,94 € per gli artigiani (di cui 3.565,50 IVS + 7,44 maternità);
  • 3.587,29 € per i commercianti (di cui 3.579,85 IVS + 7,44 maternità).

Contributi variabili (sull’eccedente)

Passiamo ora alla seconda tipologia di contributi previdenziali che la Gestione INPS Artigiani e Commercianti richiede ai propri iscritti: i contributi sul reddito eccedente il minimale – ovvero 15.953 € – detti anche “contributi variabili”.

Di fatto, gli artigiani e i commercianti che hanno prodotto un reddito superiore a quello minimo devono provvedere al pagamento di una seconda quota, calcolata applicando le stesse aliquote sulla sola parte eccedente.

In pratica, se il tuo reddito lordo è compreso tra 0 e 15.953 €, paghi soltanto il contributo IVS fisso di cui sopra e non devi preoccuparti della seconda tipologia. Se, invece, hai prodotto un reddito superiore a 15.953 €, allora sei tenuto a versare sia i contributi minimi obbligatori, sia una quota extra pari a:

  • 24% del reddito eccedente il minimale (se sei un artigiano);
  • 24,09% del reddito eccedente il minimale (se sei un commerciante).

Restano valide le riduzioni delle aliquote per gli under 21:

  • 22,35% per gli artigiani;
  • 22,44% per i commercianti.

Le aliquote dei contributi sul reddito eccedente sono aumentate di un punto percentuale nel caso in cui il reddito prodotto sia superiore a 47.379 €, ovvero:

  • 25% per gli artigiani (23,35% per gli under 21);
  • 25,09% per i commercianti (23,44% per gli under 21).

Ad esempio, un artigiano over 21 con reddito lordo pari a 20.000 € versa:

  • il contributo IVS fisso pari a 3.828,72 €;
  • il contributo di maternità pari a 7,44 €;
  • il contributo sul reddito eccedente pari a 971,28 € e così ottenuto:
    1. 20.000 – 15.953 = 4.047 € (= eccedente);
    2. 4.047 * 24% = 971,28 €
  • per un totale di contributi previdenziali pari a 4.807,44 €.

Infine, ricordiamo che, a prescindere dall’età anagrafica, gli iscritti INPS Artigiani e Commercianti assoggettati al regime fiscale forfettario possono richiedere una riduzione pari al 35% su tutti i contributi (fissi e variabili).

Tale riduzione, comunque, abbassa il reddito minimale di copertura e comporta la rinuncia a quattro mensilità su dodici.

Per beneficiare di questo “sconto”, occorre presentare la domanda all’INPS.

Scadenze e modalità di versamento

Il versamento dei contributi previdenziali va effettuato mediante i modelli di pagamento unificato F24, ma in momenti differenti in base alla tipologia.

Il contributo IVS sul minimale di reddito (+ maternità), ripartito in quattro rate di uguale importo, va versato alla Gestione Artigiani e Commercianti entro:

  • 17 maggio 2021: I rata
  • 20 agosto 2021: II rata
  • 16 novembre 2021: III rata
  • 16 febbraio 2022: IV rata

I contributi sulla quota di reddito eccedente il minimale, invece, si pagano entro i termini previsti per il versamento delle imposte sui redditi delle persone fisiche, a titolo di saldo 2020, primo acconto e secondo acconto 2021.

Differenze tra Gestione Separata e Gestione Artigiani e Commercianti

Le differenze tra la Gestione Separata e la Gestione Artigiani e Commercianti INPS non riguardano solo il sistema di calcolo e versamento dei contributi previdenziali, ma anche le regole per accedere alla pensione.

In particolare, la GS richiede un versamento minimale di almeno cinque anni (anche non consecutivi), obbligatorio anche per chi ha già versato contributi ad un’altra Gestione. La Gestione Artigiani e Commercianti, invece, prevede un versamento a continuum (in successione continua) per l’accesso alla pensione.

Dunque, se hai lavorato a lungo come dipendente e hai bisogno, ad esempio, di uno o due anni per raggiungere l’età pensionabile, puoi iscriverti alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti e versare qui le ultime annualità.

Inoltre, la Gestione Artigiani e Commercianti INPS risulta più conveniente per chi fattura più di 20.000 € annui, in quanto prevede un contributo fisso che, essendo calcolato sul reddito minimo (pari a 15.953 euro), copre sempre dodici mesi di contribuzione. Gli iscritti alla Gestione Separata, invece, versano un contributo calcolato in maniera proporzionale, con aliquota pari al 25,98% sul reddito lordo effettivo, per cui rischiano di non coprire l’intera annualità.

Concludendo…

A prima vista, l’iscrizione alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti può apparire poco vantaggiosa, in quanto richiede il pagamento di un importo fisso – circa 3.850 € come abbiamo visto – a prescindere dall’andamento degli affari: l’obbligo, infatti, permane anche con reddito pari a zero.

Ma è veramente così? 

Se consideriamo che l’aliquota contributiva per i liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata è pari al 25,98%, dunque addirittura superiore a quella applicata agli artigiani e ai commercianti con redditi elevati (rispettivamente 25% e 25,09%), e che non sono previste riduzioni per i giovani neo-iscritti, possiamo notare come questo vantaggio sussista solo in caso di bassi introiti.

Per di più, mentre le ditte individuali che si avvalgono del regime forfettario possono richiedere uno “sconto” del 35% su tutti i contributi (prima e seconda tipologia, per intenderci), per i professionisti non esiste la stessa opportunità: insomma, come succede per molti altri aspetti legati al fisco e alla previdenza, ogni caso andrebbe valutato con cautela, meglio se insieme ad un esperto.

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