Fatturato incassato e reddito imponibile
‘Fatturato incassato’ e ‘reddito imponibile’ sono due concetti assolutamente differenti. Devi, infatti, sapere che la tassazione del regime forfettario – e cioè l’imposta sostitutiva – non si applica sull’intero importo ottenuto dalla somma delle fatture emesse ed incassate durante l’anno, bensì soltanto su una sua parte.
Il reddito imponibile costituisce, in senso generale, la parte di fatturato sottoposta a tassazione, una volta sottratte le spese professionali o aziendali che, a seconda dell’attività svolta, possono incidere per il 20%, 30% o addirittura oltre, e che si calcolano in maniera diversa in base al regime fiscale adottato dal lavoratore:
- analiticamente, ossia voce per voce, nei regimi ordinario e ordinario semplificato;
- forfettariamente, ossia su base fissa, nel regime forfettario.
Reddito imponibile e regime forfettario
Il regime forfettario si basa, infatti, su un sistema di calcolo ‘automatico’ sia delle spese da dedurre, sia del rimanente reddito lordo. In altre parole, invece di spesare singolarmente le voci relative ai costi sostenuti (es. acquisto di materiali o altri beni strumentali, affitto dei locali, ecc.), qui è sufficiente dedurre una quota forfettaria, la cui percentuale dipende dal tipo di attività svolta e, quindi, dal Codice ATECO associato alla tua Partita IVA.
Semplificando, se il parrucchiere Daniele è assoggettato al regime forfettario, deve far riferimento al proprio Codice ATECO – ossia: 96.02.01 (Servizi dei saloni di barbiere e parrucchiere) – per conoscere il coefficiente di redditività e la percentuale da dedurre per le spese (rispettivamente 67% e 33%). Pertanto, su un fatturato incassato di 50.000 euro, il reddito lordo è pari a 33.500 euro, mentre la quota dedotta per i costi è pari a 16.500 euro.
Sulla base di questi dati, spetta al consulente il compito di valutare quale soluzione risulti più conveniente. Infatti, in alcuni casi, l’adozione del forfettario non è consigliata: ciò vale, ad esempio, per le attività che richiedono dei costi molto elevati e, quindi, di gran lunga superiori rispetto alla percentuale di spesa prevista dal Codice ATECO.
Come calcolo il reddito imponibile?
Come abbiamo appena visto, per calcolare il reddito imponibile nel regime forfettario, è indispensabile, innanzitutto, conoscere due dati: il Codice ATECO associato alla Partita IVA ed il relativo coefficiente di redditività.
Ad essi si aggiunge un terzo dato, ossia l’importo versato nell’anno in questione per i contributi previdenziali.
A tal proposito, infatti, bisogna distinguere tra “reddito lordo” e “reddito imponibile“: il primo si ottiene applicando il coefficiente di redditività sul fatturato incassato, come nell’esempio riportato in precedenza.
In seguito, per ottenere anche il secondo dato, ovvero il reddito imponibile sottoposto alla tassazione forfettaria, occorre effettuare un’altra operazione, sottraendo l’importo relativo ai contributi dal reddito lordo.
Nella maggior parte dei casi, comunque, il coefficiente di redditività risulta pari al:
• 78% per i liberi professionisti;
• 67% per le attività artigianali;
• 40% per le attività commerciali.
Dunque, su un fatturato annuo di 10.000 euro, il reddito lordo corrisponde a:
• 7.800 euro per i professionisti;
• 6.700 euro per gli artigiani;
• 4.000 euro per i commercianti.
Al contempo, la quota dedotta per le spese professionali/aziendali risulta pari a:
• 2.200 euro (22%) per i professionisti;
• 3.300 euro (33%) per gli artigiani;
• 6.000 euro (60%) per le attività legate al commercio.
A cosa serve il reddito imponibile?
Dopo aver illustrato le differenze tra fatturato incassato, reddito lordo e reddito imponibile, scopriamo insieme come avviene il calcolo delle tasse nel regime forfettario, a partire dal terzo ed ultimo dato ottenuto.
Uno degli aspetti peculiari del forfettario, come anticipato, è la cosiddetta imposta sostitutiva, che prevede un’aliquota standard al 15% e un’aliquota start-up ridotta al 5% (valida solamente per i primi cinque anni e per i contribuenti che rientrano nei requisiti), entrambe applicate sul reddito imponibile.
Il reddito lordo, invece, si utilizza come dato di partenza per calcolare i contributi previdenziali da versare:
- alla Gestione Separata INPS, con aliquota al 25,72%;
- alle Casse di Previdenza dedicate ai professionisti, con aliquote stabilite dai singoli enti;
- alla Gestione Artigiani e Commercianti, solo sull’eventuale parte che eccede il reddito minimo (15.953 euro).
Come devo monitorare il reddito per prevedere imposte e contributi?
Il regime forfettario, come abbiamo visto, è pensato per semplificare la gestione della Partita IVA sia economicamente che in termini burocratici. Oltre al vantaggio di una tassazione ‘accessibile a tutti’, vi è anche la possibilità di prevedere, con una certa facilità, l’importo da destinare all’imposta sostitutiva e ai contributi.
Ciò che, però, risulta a volte difficile è trovare il tempo libero per effettuare tutti i conteggi! Dunque, per evitare che un versamento “imprevisto” metta a repentaglio le tue finanze, ciò che occorre è uno strumento che ti permetta di monitorare i prossimi adempimenti con un click: ecco perché ti consigliamo di passare a Fiscozen!
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