Breccia: utilizzare il design per reinventare il quotidiano

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Oggetti, dai più banali ai più complessi, quelli che ci accompagnano nella quotidianità di azioni a cui ormai non badiamo più. Il biglietto della metro ad esempio, una moka, o il box per il pranzo. Forme che nascono da un pensiero alle volte complesso che si sedimenta lentamente in forme facili, da utilizzare senza pensarci troppo.

Questo è il lavoro del designer e anche la storia di Riccardo che partendo dal design industriale sperimenta e rielabora questi oggetti, li racconta attraverso il suo canale Youtube e un podcast che racconta, in maniera semplice, quello che c’è dietro al design di tutti i giorni.

Riccardo nasce a Reggio Emilia e fin da ragazzino disegna prototipi, immagina oggetti, scarpe o borse, addirittura dispositivi elettronici. Inizia a progettare come se fosse un gioco ma l’abilità cresce e con lei anche la voglia di concretizzare questa innata competenza tanto da iscriversi al Politecnico di Milano, nella sede di Como, dove entra in contatto per la prima volta con il lato accademico della progettazione. Dopo il primo anno vola a Londra dove continua a studiare e a sperimentare un design di respiro anglosassone che riporta l’anno successivo a Milano, dove vive e lavora ancora oggi.

“Per me design significa semplificare, risolvere un problema, Il mio lavoro ti porta a vedere il mondo con occhi diversi, se vogliamo, un po’ più critici. Ogni volta che incontro un’app o servizio poco chiaro penso a quanto semplice potrebbe essere la soluzione se solo un designer ci avesse lavorato”

“L’ambizione è anche ciò che alimenta i nostri sogni, ti porta a spingerti ogni volta oltre, a pianificare sempre un passo avanti”

Parlando di design e di ambizione arriviamo in America, dove Riccardo approda spinto dal fascino della Silicon Valley che negli ultimi venti anni ha dettato le regole del design moderno. Eppure, è proprio in quel viaggio che apprezza l’Italia e la sua unicità, che nonostante le difficoltà, rende bellissimo lavorare nel nostro paese. 

Torna a Milano e inizia la sua esperienza con Youtube dove da protagonista racconta il suo lavoro e grazie ai primi video arrivano i primi clienti e da lì la decisione finale di mettersi in proprio, fare il passo, come si dice, di diventare un libero professionista. “Ho tanti progetti da fare” ci racconta mentre beviamo un caffè, “continuerò ad ampliare il mio team di collaboratori e motivare giovani studenti e designer a creare progetti grandiosi, ma continuerò a lavorare al mio sogno più grande, quello di creare una realtà imprenditoriale italiana al pari di quelle della Silicon Valley. Perché non sognare in grande?”

Oltre al suo canale Youtube Riccardo lavora insieme ad altri tre amici a Caffè Design, un podcast sul mondo del design e sul ruolo che ha negli ambiti della vita di ogni giorno, dai videogames alla moka per caffè. Un modo tutto italiano di raccontare e raccontarsi, in una realtà spesso lontana da quella sensibilità che Riccardo ha raccolto in giro per l’Europa e l’America.

Ed è proprio sui giovani che la sua risposta non poteva che essere più chiara: “In italia nel mondo della grafica c’è movimento, ci sono azienda che lavorano veramente bene, il settore che si trova indietro è quello dell’industrial design perché è complesso promuovere un prodotto. I ragazzi però adesso iniziano a pubblicare autonomamente i propri contenuti avendo un riscontro immediato su quello che realizzano”

E senza giri di parole finiamo l’intervista proprio sui giovani e su quell’ambizione che spinge molti a ripartire da zero e reinventarsi in ambiti inesplorati: Fare. Bisogna fare, fare e fare, senza pensarci troppo o senza pretendere la perfezioneci racconta Riccardo, quasi a voler marcare con forza quello che è stato il suo percorso personale: “sono entrato nel mondo del lavoro quando avevo già una decina di progetti personali avviati e realizzati in totale autonomia. Questo è stato già un piccolo biglietto da visita per i miei primi clienti”

Prima di salutarci ci tiene a raccontarci un ultima cosa: 

Quando consegno un lavoro finito, faccio di solito una presentazione sul percorso fatto, i problemi trovati e le soluzioni presenti nel nuovo design immaginato. Tendo ad essere un pò scenico. E quando svelo l’ultima slide, mi piace vedere le reazioni dei clienti. Quella è forse la soddisfazione più bella che ogni volta, mi ricorda di aver fatto la scelta più giusta per me”.